Vangelo: Luca 10,1-12.17-20 – “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai”
Cari fratelli e sorelle,
il Vangelo di oggi ci mostra Gesù che invia settantadue discepoli in missione. Non si tratta solo dei Dodici apostoli, ma di tanti altri, segno che la missione evangelizzatrice è affidata a tutta la Chiesa, a ciascuno di noi.
1. La messe è abbondante
Viviamo in un mondo dove tanti, pur senza saperlo, hanno fame di Dio, sete di verità, desiderio di pace e di amore autentico. Gesù ci dice: “La messe è abbondante”. C’è un’urgenza di portare Cristo in ogni angolo della vita, ma “gli operai sono pochi”. Non bastano solo le parole o i programmi: servono discepoli veri, disponibili, umili, coraggiosi.
E allora Gesù non dice: “Organizzatevi bene”, ma “Pregate il Signore della messe”. La missione nasce dalla preghiera, non dal fare frenetico. È Dio che chiama, che invia, che converte.
2. Come agnelli in mezzo ai lupi
Gesù è chiaro: “Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”. Il Vangelo non si impone con la forza, ma si propone con la mitezza, la povertà, la fiducia. I discepoli non devono portare nulla: né borsa, né sacca, né sandali. È un invito alla leggerezza, all’essenzialità. Chi annuncia Cristo non si appoggia sui mezzi umani, ma sulla potenza della croce.
3. L’esempio di san Paolo
E qui entra san Paolo, l’evangelizzatore per eccellenza. Un uomo fragile, spesso solo, perseguitato, colpito da sofferenze fisiche e spirituali. In una delle sue lettere scrive: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2 Cor 12,10). Paolo riconosce la propria vulnerabilità, ma è proprio in essa che si manifesta la potenza di Dio.
San Paolo non ha portato il Vangelo con la forza della retorica o del prestigio, ma con una vita donata, attraversata dalla grazia di Cristo. È stato fragile, sì, ma ha dato all’umanità la ricchezza incalcolabile della salvezza in Gesù. Questo è il miracolo dell’evangelizzazione: Dio sceglie strumenti deboli per compiere opere grandi.
4. La gioia del discepolo
I discepoli tornano felici dalla missione: “Anche i demòni si sottomettono nel tuo nome!” Ma Gesù li richiama con dolcezza: “Rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”. La vera gioia non è nel successo, ma nell’amore fedele di Dio, che ci conosce e ci ama.
Conclusione
Fratelli e sorelle, il mondo ha bisogno di testimoni, non di supereroi. Ha bisogno di cristiani che, come san Paolo, non nascondono le loro fragilità, ma le offrono al Signore come spazio per la Sua grazia.
Anche noi, con la nostra povertà, possiamo essere luce, pace e speranza per chi incontriamo. La missione non è riservata a pochi: è per tutti. E inizia ogni giorno, dove viviamo.
Chiediamo al Signore:
di renderci umili e disponibili come Paolo,
di donarci cuori missionari, capaci di portare Cristo senza paura,
e di ricordarci che nonostante le nostre debolezze, possiamo essere strumenti di salvezza per il mondo.
Amen.
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