L’elezione di Pio X – Don Faustin

Condivisione solidale… Sintesi per il mio vivere cristiano – N. 20

Dell’elezione del Papa PIO X (Giuseppe Sarto):Papa pastore e riformatore. Conclave del 1903: Retroscena e ricadute 

Dagli anni di studio in Seminario maggio, ho sempre avuto una grande ammirazione del Pontificato di Pio X per la sua umiltà, la sua determinazione riformatrice e, soprattutto per il suo grande amore nei riguardi della Chiesa. Anche perché ho avuto un ottimo professore della Storia della Chiesa in generale e dei Papati in particolare. Nell’avvicinarsi dell’elezione del nuovo Papa, l’articolo dello studioso Paolo Ondarza dalla Città del Vaticano immerso nei dati dell’Archivio Apostolico Vaticano curato dal suo “Officiale” Alejandro Mario Dieguez (argentino), ha ritenuto la mia attenzione sul suo titolo “ L’ultimo veto al Conclave e l’abolizione decisa da Pio X(Vatican News Newsletter 6 maggio 2025).

Ciò che condivido sono maggiormente frammenti di quest’articolo basato sull’autorevolezza delle fonti storiche a cui Paolo Ondarza si è ispirato. L’articolo è accessibile a tutti su Vatican News

1. Fonte: L’Archivio Apostolico Vaticano

Dal 1999, l’ Officiale Alejandro Mario Dieguez è ” incaricato della sistemazione del materiale dell’Ottocento e del Novecento”. Da lui, Paolo Ondarza ritiene che ” dalle carte conservate nell’Archivio Apostolico Vaticano è possibile ricostruire le vicende di quelle consultazioni nella Cappella Sistina, seguite alla morte di Leone XIII, deceduto all’età di a novantatrè anni il 20 luglio 1903″.

” L’Archivio Segreto Vaticano custodisce documenti dei secoli dal XV al XIX nell’Archivio Concistoriale, mentre per gli ultimi due secoli la serie della Segreteria di Stato denominata Morte dei Pontefici e Conclavi, raccoglie le norme e tutti i documenti emanati per la loro organizzazione, con gli elenchi dei cardinali elettori, le piantine sull’alloggiamento dei cardinali nel Palazzo Apostolico e persino degli esemplari di schede per la votazione. “Ad esclusione di quelle compilate – precisa Dieguez – perché, come tutti sappiamo, vengono bruciate alla fine degli scrutini”.

2. Il Conclave e l’elezione di Pio X, tra il 31 luglio e il 4 agosto 1903

Ci sono molti dettagli sorprendenti.

2.1. Candidatura del favorite Cardinale Rampolla e il veto

Cito Ondarza: “Il Collegio cardinalizio” – racconta a Vatican News  Alejandro Mario Dieguez (..), “si trovò davanti alla candidatura ‘forte’ dell’ex segretario di Stato, cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, unica figura nota internazionalmente e fautore di una politica nettamente contraria alla Germania, all’Austria-Ungheria e all’Italia, riavvicinando la Santa Sede alla Francia e alla Russia. Era quindi il candidato ‘unico’ della Francia e lo ‘spauracchio” delle nazioni della Triplice Alleanza”.

Scrive ancora Ondarza al riguardo: ” Al Conclave partecipavano 62 porporati elettori. Due gli assenti perché impediti (…).“La composizione del collegio elettorale – prosegue Dieguez – rifletteva l’impostazione allora completamente eurocentrica della Chiesa”. L’unico cardinale non proveniente dal Vecchio Continente era lo statunitense James Gibbons, arcivescovo di Baltimora. “Vi era inoltre un numero notevole di ‘cardinali di corona’, designati dai rispettivi governi e che erano stati imposti a Roma in virtù di concordati o antichi privilegi di giuspatronato”.

Ecco come venne escluso il favorite di Leone XIII e degli altri Cardinali: ” Il nome di uno di questi, tra i favoriti per la successione, si affermò nei primi tre scrutini: si trattava del siciliano Mariano Rampolla del Tindaro, ma l’intervento di uno degli elettori ne arrestò la corsa. Si trattava del cardinale, vescovo-principe di Cracovia (…). “Con un fil di voce e una formulazione chiaramente infelice, visto che c’era ben poco di cui ‘farsi onore’ – commenta lo studioso dell’Archivio Apostolico – pronunciò la fatidica dichiarazione: «Con l’autorità di Sua Maestà Apostolica Francesco Giuseppe, imperatore d’Austria, volendo Sua Maestà usare d’un antico diritto e privilegio, mi faccio onore di pronunciare il veto contro il mio Eminentissimo Signor Cardinale Mariano Rampolla». Fu l’ultima volta che la politica intervenne palesemente nell’esito di un Conclave”.


2.2. Elezione di Giuseppe Sarto- Pio X

Ondarza nota: ” Grande fu lo sdegno tra il collegio elettorale, parte del quale in segno di protesta non cessò di esprimere la propria preferenza per Rampolla: “in seguito volsero lo sguardo verso un outsider: il patriarca di Venezia Giuseppe Sarto eletto il 4 agosto 1903”.

Attorno alla sua elezione ci sono aneddoti interessanti. C’è, per esempio, ” il caso di un elettore italiano “affetto da ‘anemia cerebrale’, dalla quale guarì prodigiosamente anni dopo: votò Neminem eligo, ovvero ‘non scelgo nessuno’ in tutti gli scrutini, quindi un voto in bianco continuo”.

C’è anche il caso divertente durante il conclave attorno alla lingua francese che era la lingua della diplomazia vaticana. Ondarza scrive: ” Il cerchio si andò progressivamente stringendo attorno al Patriarca di Venezia Sarto. “Vi fu un cardinale francese – riferisce l’archivista – che volle accertarsi della sua idoneità chiedendogli se parlasse la sua lingua. Sarto, che dall’inizio alla fine cercò di convincere i colleghi della sua inadeguatezza, rispose ovviamente di no. In realtà lo aveva studiato a Padova e leggeva correntemente opere in francese. Si sentì quindi rispondere: Non loqueris gallice? Ergo non es papabilis, siquidem papa debet gallice loqui (Non parli francese? Allora non sei papabile, perché il papa deve parlare francese). La storia ci insegna quanto Pio X fu poi vicino alla Chiesa d’Oltralpe spogliata dalla legge di separazione del 1905: la sua scelta radicale ‘poveri ma liberi’, dischiuse una delle stagioni più felici del cattolicismo francese”

.

2.3. Gli spazi per i cardinali e la loro riservatezza durante il conclave d’allora a differenza di oggi

Ondarza illustra: ” Ripercorrendo a ritroso la storia fino a quella memorabile estate del 1903 in cui, al riparo dalla calura, nella Cappella Sistina si svolsero i sette scrutini che culminarono nella designazione dell’allora Patriarca di Venezia a Successore di Pietro, emergono evidenti le divergenze con le regole attuali del Conclave. Quest’ultimo infatti, precisa l’archivista vaticano di origini argentine, “era allora disciplinato da norme molto meno precise di quelle attuali. Anzitutto era molto difficile garantire la riservatezza dell’adunanza cardinalizia perché il Vaticano non era ancora la Città-Stato che conosciamo oggi, frutto della mente di Pio XI, il Papa della Conciliazione, ma una congerie disordinata di palazzi aperti e mal controllati, esposti alla sorveglianza dei servizi informativi italiani ed esteri, tanto che Leone XIII mantenne aperta la possibilità di far eleggere il suo successore lontano da Roma: o a Malta, o in Spagna o all’abbazia benedettina di Einsiedeln in Svizzera, per proteggere l’elezione del Papa da pressioni politiche. Logisticamente poi, prima della costruzione della Casa Santa Marta nel 1996 – per volere di san Giovanni Paolo II, destinata ad accogliere i cardinali radunati in Conclave, anche la loro sistemazione era un problema: le celle venivano ricavate anche in uffici, spogliatoi o abitazioni degli inservienti pontifici, disseminati all’interno dei Palazzi Apostolici”.

Sulla stessa onda, egli ribadisce: ““Per quanto riguarda la segretezza e la libertà delle votazioni avvenute nella Cappella Sistina”, aggiunge, “mentre oggi si fa affidamento alla tecnologia con disturbatori di segnale per blindare le adunanze e scongiurare fughe di notizie, nel Conclave del 1903 si pensò che bastasse istallare un solo apparecchio telefonico collegato con l’esterno, a disposizione del segretario del Conclave (…).”. Non mancarono sospetti che le notizie potessero filtrare per altre vie. A far dubitare circa il reale isolamento dei grandi elettori contribuì ad esempio la concessione fatta al cardinale Kolos Vaszáry, Primate di Ungheria, di farsi cucinare dal suo cuoco personale i pasti, “introdotti in Conclave da un ussaro attraverso il sistema delle ruote”.

3. Papa Pio X abolisce il veto al conclave e rinforza il segreto del conclave

Ondarza riassume: ” Al Conclave del 1903 l’imperatore d’Austria decise di usufruire dello jus exclusivae, bloccando l’elezione del siciliano Rampolla. Asceso al soglio pontificio PioX abolì l’antico diritto di veto tollerato, ma mai concesso ufficialmente alle grandi monarchie cattoliche, rafforzando il segreto sull’andamento delle votazioni”.

Pio X e la Commissum nobis

Si tratta de la Costituzione apostolica Commissum nobis che ” fu promulgata da san Pio X il 20 gennaio 1904 per abolire l’accampato diritto di veto o jus exclusivae, da parte di alcune nazioni di tradizione cattolica e, che fu esercitato per l’ultima volta nel Conclave del 1903 che l’anno precedente aveva eletto Papa Sarto. Un’elezione della quale conosciamo molti dettagli grazie ad un abbondante produzione memorialistica, poi vietata”, scrive Ondarza.

Secondo lo studioso Paolo Ondarza: ” Ad illustrarci i contenuti della Commissum nobis  è sempre Alejandro Mario Dieguez: “È un testo che non lasciava spazio a fraintendimenti per garantire l’assoluta libertà della Chiesa nella scelta del Romano Pontefice. Per escludere ogni interferenza esterna nell’elezione pontificia, sotto pena di scomunica immediata, Pio X proibiva: «a tutti e singoli i Cardinali elettori, presenti e futuri, come pure al Segretario del Collegio dei Cardinali e a tutti gli altri aventi parte alla preparazione e all’attuazione di quanto è necessario per l’elezione, di ricevere, sotto qualunque pretesto, da qualsiasi autorità civile l’incarico di porre il veto, o la cosiddetta esclusiva, anche sotto forma di semplice desiderio, oppure di palesarlo sia all’intero Collegio degli elettori riunito insieme, sia ai singoli elettori, per iscritto o a voce, sia direttamente e immediatamente sia indirettamente o a mezzo di altri, sia prima dell’inizio dell’elezione che durante il suo svolgimento. Tale proibizione intendo sia estesa a tutte le possibili interferenze, opposizioni, desideri, con cui autorità secolari di qualsiasi ordine e grado, o qualsiasi gruppo umano o singole persone volessero ingerirsi nell’elezione del Pontefice»”.

4. Grande eredità del Papa San Pio X

Il suo motto papale fu: “Instaurare omnia in Christo“: “Rinnovare tutte le cose in Cristo“. Fu la sua visione di rinnovamento spirituale e di riforma della Chiesa cattolica, con Cristo al centro di tutto.

Ha scritto, fra altri documenti:- “Tra le sollecitudini” (motu proprio – 1903), che riguarda la musica sacra, puntando sulla qualità e l’autenticità della musica sacra all’interno della Chiesa cattolica; –  “Sacrorum Antistitum” ( motu proprio -1910) con cui aveva imposto il giuramento antimodernista ai sacerdoti e ai docenti di teologia, espressione della sua determinazione a difendere la dottrina cattolica tradizionale; – “Quam singulari” ( motu proprio – 1910), con cui egli abbassò l’età per la prima comunione dei bambini: stabilì che i bambini potessero ricevere la prima comunione a partire dall’età della ragione, che è generalmente considerata intorno ai 7 anni. Questa decisione rifletteva la sua enfasi sull’importanza dell’Eucaristia nella vita dei fedeli e sulla necessità di una maggiore partecipazione dei bambini alla vita sacramentale della Chiesa. Prima del suo pontificato, la prima comunione veniva solitamente ricevuta intorno ai 12-14 anni.

San Pio X è stato un grande riformatore della Chiesa cattolica nel XX secolo riguardo alla Curia romana, riorganizzando la struttura della Curia romana, riducendo il numero delle congregazioni e assegnando ruoli più significativi alla Congregazione Concistoriale e alla Congregazione del Concilio; riguardo ai seminari, modificando i piani di studio per fornire ai futuri preti strumenti culturali più adatti ai tempi, mantenendo però un approccio cauto verso le nuove correnti teologiche e bibliche; riguardo al Codice di diritto canonico per cui aveva avviato la preparazione per mettere ordine tra le molte norme e leggi approvate nel tempo; riguardo alla Catechesi, promuovendola e pubblicando un catechismo ufficiale per le diocesi italiane; riguardo alla Musica sacra, cercando di mettervi ordine e promuovendo il canto gregoriano e la musica liturgica più adatta ai riti sacri, riguardo alla Riforma del Vicariato di Roma, riorganizzando le parrocchie di Roma e aumentando i poteri del cardinale vicario; riguardo all’Atteggiamento verso il modernismo, condannandolo come un movimento teologico e culturale pericoloso per la fede cattolica, e prendendo misure disciplinari contro alcuni esponenti di spicco.

Diciamo che era il Papa per il suo tempo e queste riforme hanno avuto un impatto significativo sulla Chiesa cattolica e hanno contribuito a definirne l’identità e la struttura nel XX secolo. Ora nel 2025, i tempi sono cambiati.

Perciò la mia preghiera rimane quella degli Apostoli per l’elezione dell’Apostolo Mattia e che ribadisco: “Tu Signore, che conosci il cuore di tutti, mostraci quale di questi… hai designato a prendere il posto in questo ministero e apostolato… Gettarono quindi le sorti su di loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli” (At 1, 24-26).

Sac. Faustin K. Mundendi

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2 commenti

  1. Faustin

    Correggere: “favorito” e non “favorite”. Errore della tastiera.

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