Fratelli e sorelle,
oggi la Parola di Dio ci provoca con immagini forti.

Il profeta Amos denuncia le ingiustizie di chi sfrutta i poveri, falsifica le bilance, riduce in schiavitù chi è fragile. Paolo invita a pregare per tutti, perché Dio vuole che tutti siano salvati. E Gesù, nel Vangelo, racconta la parabola dell’amministratore disonesto: un uomo scaltro, che, davanti a una crisi, non resta fermo, ma trova una via d’uscita.

Eppure Gesù non loda la disonestà: loda la scaltrezza, la prontezza, la lungimiranza e l’intelligenza di chi sa cogliere il momento, pensare al futuro, agire con decisione.


  1. La scaltrezza evangelica

“I figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce” (Lc 16,8).
Gesù ci invita a non essere ingenui: non basta avere buone intenzioni, serve anche capacità, creatività, vigilanza. La scaltrezza del Vangelo è usare i beni, le relazioni, il tempo non per accumulare, ma per costruire comunione, amicizia, fraternità.


  1. La prontezza che non rimanda

L’amministratore, davanti alla crisi, non si perde d’animo: agisce subito. Così anche noi siamo chiamati a non rimandare le scelte di fede, a non aspettare condizioni perfette per amare, condividere, servire. Il Regno di Dio si gioca nell’“oggi”.


  1. La lungimiranza che guarda oltre

Quell’uomo pensa al domani. Anche noi, come Chiesa, siamo chiamati a guardare avanti, a immaginare il futuro. Il cammino sinodale ci spinge proprio a questo: non restare fermi al passato, ma ascoltare lo Spirito che apre vie nuove per annunciare il Vangelo.


  1. L’intelligenza che orienta

Tutte queste qualità devono essere guidate dall’intelligenza della fede, il dono dello Spirito che aiuta a discernere ciò che viene da Dio e ciò che è illusione. Qui nasce il discernimento comunitario, l’ascolto reciproco che costruisce decisioni condivise e autenticamente evangeliche.


  1. Dal Vangelo alla missione

Scaltrezza, prontezza, lungimiranza e intelligenza diventano strumenti della missione:

per annunciare il Vangelo in un mondo complesso,

per usare i beni con giustizia e solidarietà,

per rispondere ai poveri e agli esclusi,

per costruire una Chiesa che non si chiude, ma cammina insieme.


Conclusione

Fratelli e sorelle,
la Parola oggi ci chiede: Siamo scaltri per il Regno? Sappiamo usare i nostri beni, il nostro tempo, i nostri talenti con intelligenza, prontezza e lungimiranza, al servizio dell’amore e della giustizia?

Ricordiamo: “Non potete servire Dio e la ricchezza” (Lc 16,13). Servire Dio significa imparare a donare, anche nella difficoltà, e proprio lì scoprire la libertà vera.

Chiediamo al Signore che il nostro cammino sinodale diventi un allenamento di comunità scaltra, pronta, lungimirante e intelligente, capace di vivere e testimoniare la gioia del Vangelo.

Amen.